Se da un lato è molto importante che le aziende snelliscano i propri processi, dall’altro dobbiamo considerare anche quanto il lavoro si stia slegando dalla presenza materiale in ufficio.
L’ultimo anno ha messo in evidenza che il target a cui mirare sono i risultati da raggiungere, non il monte orario da scalare seduti davanti alla scrivania.
Quindi è vero che le aziende devono essere le prime promotrici dello sviluppo del talento delle proprie risorse. Ma sono le persone che devono riconoscere la centralità del loro ruolo nel percorso di crescita.
Non è più sufficiente essere ascoltatori passivi di nozioni, perché formarsi e aggiornarsi vuol dire rielaborare gli stimoli esterni, renderli nostri e trasformarli in abitudini.
E in questo momento dobbiamo assimilare con urgenza che in un mondo in continuo cambiamento serve un approccio snello, al lavoro certo, ma anche alla vita in toto!
Perché in un mondo del lavoro che comincia a diventare agile c’è bisogno di lavoratori responsabili in primis verso sé stessi. Ovvero di persone che riescano a generare un impatto che faccia la differenza senza accantonare il proprio benessere.
Essere snelli significa questo: investire del tempo di qualità (e non necessariamente tanto tempo) nelle proprie azioni, per puntare sempre al miglior risultato possibile.