Martina Cogliati
Content Creator
Content creator, appassionata di libri di crescita personale, scrittura creativa e yoga. Il digitale è la mia nuova sfida. Amo filosofare di tutto ciò che mi circonda, possibilmente davanti al mare.
Martina Cogliati
“Clubhouse entrerà nella nostra dieta social”
Sotto a chi tocca! Prima Facebook, poi Instagram, poi ancora Twich e adesso Clubhouse, il nuovo social che sta polarizzando l’attenzione del pubblico online di tutto il mondo. Andiamo a scoprire insieme di cosa si tratta e quale futuro avrà nel nostro Paese.
Clubhouse è il nuovo social network basato sull’uso della voce. Gli utenti accedono a delle stanze in cui interagiscono tramite messaggi audio. Una volta chiusa la stanza, questi messaggi non rimangono registrati, ma si eliminano automaticamente. Clubhouse nasce a marzo del 2020 negli Stati Uniti con l’obiettivo di sopperire alla mancanza di socialità, di interazione, causata dal lockdown. In Italia è arrivato solo qualche settimana fa e già registra un numero di utenti pari a 150.000. Un dato considerevole se si pensa che l’accesso è possibile solo su invito e che è limitato ai soli possessori un Iphone.
Come ogni social che si rispetti, anche Clubhouse ha i suoi pro e i suoi contro. Ana Maria Fella, digital marketing e social media strategist, ci fornisce una lente di ingrandimento su questa nuova realtà, grazie anche alla sua esperienza diretta. E’ infatti, insieme ad altri professionisti del digitale, la fondatrice di Clubhouse Italia che oggi conta 90 room e un palinsesto ricchissimo.
Secondo Ana Maria Fella la nuova piattaforma è un luogo di sperimentazione. Molti speaker, per esempio, usano gli audio come una sorta di speach radiofonico, mentre altri vivono le room come se fossero dei coworking dove ritrovarsi nel momento della pausa caffè. Clubhouse è proprio il social del momento, inteso come qualcosa che ti spinge a vivere quell’esperienza vocale e interattiva tralasciando tutto il resto. Questa ovviamente è un’arma a doppio taglio, perchè se da una parte l’engagement è forte, dall’altra il pericolo è quello di passare la propria giornata online, in continua compagnia di persone più o meno sconosciute, trascurando la vita e le persone “reali”.
Chi sono queste persone con cui interagiamo? Di cosa parlano? Dicono ciò che vogliamo sentirci dire? E qui entra in gioco la capacità dell’essere umano di utilizzare il proprio senso critico. Con Clubhouse gli utenti possono scegliere le stanze a cui accedere, nascondendone altre. Oltre alle stanze c’è la possibilità di formare dei veri e propri club, in cui sentirsi protetti e partecipi. Ma questo è sempre un bene? E’ vero che in ogni rapporto sociale che instauriamo abbiamo bisogno di sentirci accettati e valorizzati, ma è anche vero che per crescere ed evolverci abbiamo bisogno di nuovi stimoli e di confrontarci con chi la pensa diversamente rispetto a noi. Clubhouse è molto filter bubble, cioè tende a fornirti accesso a room di conversazione che sono in qualche modo in linea con il tuo comportamento online, mettendoti in relazione con persone e opinioni che tendenzialmente rispecchiano posizioni con cui sei d’accordo. Questo limita in un certo senso l’incontro/scontro (ma anche il confronto) su tematiche controverse.
Stefano Saladino, CEO di Rinascita Digitale, solleva anche la questione di come Clubhouse sia un’altra piattaforma che contribuisce alla frammentazione dei target a cui i brand si rivolgono. E’ una bella sfida questa per le aziende, la cui prospettiva è fare una scelta sempre più mirata dei canali su cui comunicare, preferendo pubblici più ristretti, dove ovviamente c’è bisogno di un engagement maggiore per creare un senso di community.
Come i brand sapranno usufruire del potenziale di Clubhouse è ancora un’incognita. E’ comunque vero che entrando nelle stanze come singole persone, i membri di un’azienda hanno l’opportunità di ascoltare, accogliere e comprendere il sentiment del loro pubblico.
Se da una parte la loro fruizione è sempre più facile e immediata, dall’altra parte i social network diventano mondi sempre più complessi in cui poter trovare un’alternativa confortevole alla realtà tangibile. Allora come conciliare digitale e reale? Si può farlo rimanendo sempre ben presenti a ciò che si fa, agli obiettivi celati dietro ogni nostra azione e dandoci dei limiti. L’esserci o non esserci su Clubhouse dipende da cosa vogliamo fare del nostro tempo e delle nostre relazioni sociali.
Content creator, appassionata di libri di crescita personale, scrittura creativa e yoga. Il digitale è la mia nuova sfida. Amo filosofare di tutto ciò che mi circonda, possibilmente davanti al mare.