Risorse Umane

La letteratura che insegna il management: “Dante per Manager” di Enrico Cerni

Giulia D'Innocenti

Esiste davvero qualcuno che non abbia mai sentito parlare del viaggio del Sommo Poeta fiorentino dall’Inferno, al Paradiso?

Probabilmente no, ma quanti avranno interpretato questa celebre opera con un taglio manageriale?
È stata questa l’intuizione di Enrico Cerni, Manager, Formatore e Autore del libro Dante per Manager (2’edizione), che abbiamo intervistato per capire come dietro a una terzina possa celarsi uno spunto utile alla vita aziendale.

L’opera di Dante è immutata nel tempo, ma cos’è cambiato tra le due edizioni del libro? Soprattutto quanto ha influito il cambiamento del panorama attuale nella riscrittura?

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In 10 anni è cambiato tutto, i mercati, le aziende e il modo di viverle. 

Sono emersi nuovi concetti e meccanismi che hanno rivoluzionato l’approccio al cliente e la produzione di soluzioni. Pensiamo ad esempio alla metodologia del design thinking che costantemente ci aiuta ad amalgamare realtà differenti, convergendo elementi eterogeni, ma allo stesso tempo mettendo in luce le differenze più salienti. 

È emersa l’importanza dell’ascolto della clientela, in alcuni casi ancora più dell’esperienza. Sono passati in prima linea concetti come volatilità, incertezza e ambiguità, che sono diventati i pilastri del management

Fino a 10 anni fa, invece, tutti questi erano concetti appena abbozzati, le organizzazioni reggevano su comando, controllo ed approcci deterministici, tutti elementi che nel mondo di oggi non troverebbero spazio. Ai nostri giorni anche il management si apre alla complessità, ma soprattutto alla possibilità di prendere in considerazione istanze inaspettate provenienti “dal basso”

Certo, tutto questo vortice di cambiamento potrebbe spiazzarci e qui emerge il senso della rilettura di un testo classico che ci può aiutare a tirare le fila del tempo ed accompagnarci attraverso i mutamenti dei passaggi generazionali. 

Proprio Dante, da questo punto di vista, ha molto da offrire.

Se Dante leggesse il tuo libro come reagirebbe? Si sentirebbe spaesato o si riconoscerebbe come un ottimo manager? 

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Nell’analizzare un testo classico con una lente attuale, le interrelazioni sono costanti; soprattutto quando la rilettura di un’opera non ha come scopo la comprensione dell’epoca nella quale è stata scritta, ma la realtà in cui si vive.

Prendiamo ad esempio l’Odissea che racconta episodi avvenuti 800 anni prima della nascita di Cristo. Eppure racconta questi fatti con un modo e un linguaggio di un’attualità sconvolgente. Arrivando a parlarci di nostalgia, voglia di scoperta, avventura e di infrangere gli schemi abituali.

Anche i manager possono provare questo esercizio, ovvero andare a cercare risposte attuali e operative nei testi classici. Dante probabilmente non si riconoscerebbe nella descrizione del libro e si sentirebbe spaesato nel nostro mondo, ma comprenderebbe, forse, che c’è un approccio sano alla rilettura del suo passato, non analitica ma ispirazionale. Una ricerca per le nostre menti, di strumenti che possano aiutare l’esplorazione dell’animo umano.

Dante ha davvero molto da insegnare ai manager di oggi, prima di tutto la sua leadership. Infatti nella sua opera è riuscito a creare dei mondi e delle visioni che non solo hanno riscosso, all’epoca, l’attenzione dei suoi concittadini, ma hanno ancora dei “follower” dopo sette secoli di storia. 

Questa è esattamente l’essenza della leadership.

È come se Dante avesse creato un’impresa che ha avuto un successo immediato e anche a lungo termine, in poche parole l’auspicio di ogni imprenditore moderno.

Parliamo infatti del libro più diffuso e popolare dopo la Bibbia, con la differenza che quest’ultima viene sistematicamente diffusa da rappresentati e organizzazioni di Chiesa, mentre la Divina Commedia riesce a richiamare lettori ed estimatori con la sua sola essenza.

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La stessa parola popolare ha un’etimologia antica che si ricollega alla pluralità e molteplicità del popolo. In inglese però, questa parola si può tradurre sia con “popular” che con “folk”. 

La Commedia è entrambe le cose: popolare in quanto ci sono tanti suoi lettori nel mondo, ma al tempo stesso folk, perché riesce a parlare al cuore di tutti. Non si tratta di un’opera ad appannaggio di pochi eletti ma, pur scritta in un linguaggio arcaico, riesce a emozionare ogni tipologia di fruitore.

Quindi si tratta di una popolarità non solo quantitativa, ma soprattutto qualitativa nella massima eterogeneità del suo pubblico, fatto anche di persone semplici. Per questo motivo, probabilmente, si tratta di un libro che non smetterà mai di essere letto, destinato, come tutti i classici, a diventare emblema della storia dell’umanità.

Ogni libro, così come il tuo, porta con sé significati con più livelli di interpretazione. Possono essere quindi molto più di un manuale d’istruzioni, possono essere uno stimolo per cominciare un percorso di ulteriore approfondimento. Se tu dovessi consigliare un esercizio ai lettori che attraverso il tuo libro, hanno scoperto nuovi significati delle opere di Dante, quale sarebbe?

Viviamo un’epoca molto veloce, composta da piccoli e volatili bit. Forse l’esercizio migliore, per rileggere con altri occhi la Commedia di Dante, è la ricerca di una terzina o un verso che ci emozioni. Una volta trovato, concediamoci il lusso di fermarci per capire perché queste parole riescono a risuonare così potentemente in noi.

Questo può aiutarci, perché nel momento in cui diventiamo consapevoli delle nostre passioni abbiamo sicuramente più mezzi per raggiungere la meta che sogniamo. Questo è il fulcro dell’esercizio, ritornare sulla Commedia provando a inciampare su un concetto inatteso che riesca ad aprire la nostra mente. Cercare la sorpresa dell’imprevisto senza aver paura di lasciarsi trasportare lontano.

Personalmente quanto ti ha aiutato Dante nella tua crescita come manager?

La Commedia è sempre un punto di riferimento, soprattutto nei momenti di criticità, anche perché quale opera meglio di questa può aiutare a superare le “selve oscure” che fanno parte del percorso di ognuno di noi.

Dante per attraversare la sua selva ha dovuto superare prove, patire delle pene e investire del tempo, quindi pazientare, durante un viaggio molto complesso. Ma alla fine è riuscito a tornare a vedere le stelle rinnovato come “novella fronda”.

Ma come è possibile che l’impresa moderna possa essere analizzata attraverso le tre dimensioni dantesche di inferno, purgatorio e paradiso? E quali personaggi potremmo ritrovare, metaforicamente, anche nelle nostre aziende?

Partiamo dall’inizio, l’inferno dantesco è il luogo degli ergastolani trattenuti da Caronte, dove vige il concetto del “per sempre”. Ciò che ogni azienda che aspira ad un approccio flessibile e a una trasformazione deve rifuggire. Perché non si può evolvere se non si ammette la possibilità di interrompere delle abitudini o dei rapporti. L’inferno è quindi l’immobilismo aziendale.

Il purgatorio, nel libro, è invece il regno degli interinali che hanno un tempo determinato e in scadenza.
Nella Commedia i protagonisti di questa cantica rimangono nel Purgatorio per un lasso di tempo che dipende tanto dalle loro colpe, quanto dalla quantità di preghiere che i loro cari gli rivolgono dalla terra.
Fuor di metafora questo concetto, in ambito aziendale, ci spiega l’importanza di creare un network di persone che possano sostenerci e creare dei contesti di salvaguardia.

Infine il Paradiso, attraversato da Dante nel tempo di uno schiocco di dita, dove le anime si avvicinano al Poeta per lasciargli percepire la luce divina, il suono, i colori e lo accompagnano nell’evoluzione del suo pensiero. Qui Beatrice, la sua innamorata, lo guida come una Coach dei nostri giorni, non sempre fornendogli delle risposte ma aiutandolo a porsi le domande adeguate.
L’auspicio per ciascun manager, anche di sé stesso, è trovare un Mentor esperto come Virgilio che dia le giuste indicazioni per il proprio viaggio ed una Coach capace e sorridente come Beatrice.

Giulia D'Innocenti

Content Creator

Il mio percorso professionale mi ha portato a spaziare dalla psicologia all’ambito della comunicazione e del marketing, passando per il mondo delle risorse umane, specialmente nei settori del recruiting e dell’employer branding. Sono appassionata del mondo digitale e di tutte le sue applicazioni, soprattutto le più innovative. Mi occupo della creazione di contenuti per la comunicazione social e di copywriting per contenuti di blog.

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