Anna Maria Bagnasco
Agente di viaggio e content creator
Anna Maria Bagnasco
Il “content” è parte della storia dell’uomo: sono cambiate le tipologie e le modalità di fruirlo, ma è da sempre alla base della nostra comunicazione.
Tenendo conto della sua importanza, oggi proviamo a rispondere a queste domande: i brand come si pongono nei confronti di contenuti personalizzati e innovativi? Cosa si aspettano dai content creator?
Matteo Ornati, esperto di Social Media e Success Manager di Sprinklr, ci ha offerto il suo punto di vista esperto e critico per capire realmente quale significato assume il contenuto per i brand.
È evidente che in una realtà sempre più invasa da nuove tecnologie che ci permettono di visualizzare contenuti in tanti modi diversi e in ogni momento della giornata, per i brand non è più sufficiente esporre un catalogo dei propri prodotti con foto e descrizione.
La comunicazione si è spinta oltre e le aziende devono pensare a come trasmettere i propri valori e le proprie esperienze con un content che crea un rapporto autentico con il pubblico.
Non si può nascondere il fatto che la visibilità di un prodotto o di un brand sia condizionata dal livello di intrattenimento che raggiunge e dal coinvolgimento che offre all’utente. Bisogna dare un motivo alle persone per guardare il contenuto che viene realizzato e l’effetto di diffusione che suscita si trasforma in una preziosa fonte di dati a livello strategico, oltre che fonte di guadagno.
Accade a tutti di andar a rivedere anche dopo molto tempo uno spot o un video che ci ha particolarmente colpiti, ma per chi crea il video non è semplice raggiungere questo tipo di traguardo e di interesse nell’utente.
Oggi i brand hanno una vasta scelta di tecnologie a disposizione per lasciare il segno ma avere una bella idea non basta, bisogna anche saperla restituire e incanalare correttamente. Sta qui il potere strategico del content.
È a questo punto che conoscere il contesto in cui si inserisce il contenuto diventa essenziale.
Per prima cosa è necessario che l’azienda sappia individuare il proprio target di riferimento e di conseguenza la piattaforma social o il mezzo di comunicazione più adatto ad avvicinarlo.
In ultimo, ma non per rilevanza, l’azienda deve essere in grado di adottare un linguaggio appropriato e credibile, con l’esatto tono e il giusto ritmo, per entrare nella memoria dell’utente. Sarà poi l’utente stesso a far circolare il contenuto incrementandone la condivisione.
Da quello che abbiamo detto non può che risultare un’assoluta urgenza per i brand di attuare una strategia mirata di content per veicolare prodotti e purpose.
Niente deve essere dunque lasciato al caso, perché non solo si rischia di minimizzare il potenziale e la visibilità del contenuto stesso, ma si mette a repentaglio tutta la campagna di conversione e il ritorno in termini economici.
Il percorso da seguire richiede la capacità di pianificare i contenuti sulla base dell’accessibilità, della distribuzione e del recupero di investimento. E questa capacità si distingue solo in figure professionali specifiche che si occupano di massimizzare il rendimento dei contenuti.
Sembra che gli smart glasses e il gaming possano trasformarsi presto nei nuovi e migliori mezzi di comunicazione di contenuti virtuali.
Ai brand non resta che prendere coraggio e affrontare con serietà i cambiamenti imposti dallo sviluppo di tecnologie sempre più performanti e capaci di stabilire un rapporto unico con ogni singolo consumatore.