Risorse Umane

Il traguardo di una donna vale il doppio o la metà?

Giulia D'Innocenti

Molto spesso una donna che raggiunge il successo o una carica importante “per la prima volta” fa notizia, ma perché questa dicitura fa tanto scalpore? Forse perché figlia di una narrazione – ormai anacronistica - che vede questi avvenimenti come qualcosa di inusuale ed inaspettato.

Il problema è che, per quanto questa rappresentazione sia poco affine alla sensibilità attuale, in molti casi si rivela realistica. Ovvero sono svariate le storie di donne, capaci, competenti ed appassionate, intralciate da ostacoli di genere nel percorso verso i propri sogni.

Ne abbiamo parlato con Silvia Salis, ex atleta olimpionica di lancio del martello, che fa ancora dello sport una professione in quanto Vicepresidente del Coni, carica ricoperta da una donna per la prima volta, appunto.

Ci insegni che non esistono sport prettamente maschili o femminili, ma sono le passioni a fare da guida, giusto?

Esatto, ma questa visione è solo in parte un contrasto agli stereotipi, piuttosto vuol dire non prestare ascolto a chi ripete incessantemente che stai percorrendo una strada che non è la tua; vuol dire seguire le proprie aspirazioni.

Anche perché lo stereotipo è negli occhi di chi guarda, per invidia magari o per paura. Quindi avere ben chiara dentro di sé la direzione che si vuole perseguire è sicuramente una chiave per il successo.

Inoltre è importante che esistano esempi di persone che scelgono strade diverse e “inusuali”, così che vengano conosciuti e condivisi e diano forza a chi sta attraversando le stesse difficoltà, ma magari non riesce ad affrontare insinuazioni o battute scomode e si scoraggia.

Allora dobbiamo cominciare a creare una rete di persone che si supportino tra di loro, una maglia stretta che dia la forza per non crollare?

Penso sia fondamentale. C’è bisogno della squadra giusta per realizzare i propri sogni.
Da soli possiamo anche essere eccezionali, ma non basta. Serve sempre il sostegno delle persone giuste che ci sanno vedere per ciò che siamo realmente.

Come lo vedi il mondo del futuro?

Visto il periodo attuale, credo che si andrà verso un profondo cambiamento delle figure lavorative. Molte persone potrebbero voler lasciare l’occupazione che ricoprono, soprattutto i giovani, perché in questi ultimi mesi la consapevolezza delle persone è aumentata; le aspirazioni e le priorità personali sono cambiate.

I giovani, dicevamo, hanno sempre più la necessità di uno stile di vita che li rappresenti al meglio e gli assomigli il più possibile. Non basta più il raggiungimento dei canonici step formativi o lavorativi, quello che oggi è in primo piano è ciò che pensiamo sia fondamentale per la nostra felicità.

La pandemia, nel maggior tempo che abbiamo avuto per stare a contatto con noi stessi, ci ha portato a riflettere sul fatto che solo noi possiamo trovare cosa ci fa stare realmente bene e che soprattutto è impossibile che ci sia un percorso già tracciato uguale per tutti.

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Oltre ad essere una donna di sport sei anche una scrittrice…Nel tuo racconto “La bambina più forte del mondo” si parla di una piccola protagonista coraggiosa, chi è?

Lei è Stella ed è la protagonista della storia, un racconto sportivo per ragazzi dai 6 ai 12 anni, anche se è un libro che manda soprattutto un messaggio agli adulti.

Perché è proprio nella famiglia che, a volte, si vivono le prime limitazioni, magari imposte inconsapevolmente dai genitori per senso di protezione.

Stella, come l’autrice del libro del resto, va a vivere in un campo sportivo a 3 anni, perché il papa ottiene un lavoro come custode. Si innamora, all’interno di questa struttura, della postazione del lancio del martello che ai suoi occhi è un prezioso castello da difendere. Si ostinerà quindi a voler praticare questo sport, anche se l’allenatore non allena “femminucce” e farà in modo di farsi accettare con delle peripezie avventurose.

La questione di alcuni sport preclusi alle donne non è però solo un esercizio di fantasia…

Basti pensare che fino al 2000, alle Olimpiadi, non esisteva una categoria femminile di lancio del martello. Oggi anche lo sport, giustamente, è in continua evoluzione per eliminare queste disparità.

Ecco perché c’è bisogno di esempi trascinanti, che non mollano davanti ad un rifiuto, perché è la realizzazione di questi sogni “impossibili” che mette in moto il cambiamento.

Allo stesso modo 20 anni fa era impossibile pensare ad un ballerino professionista uomo; un altro esempio di un progresso continuo per l’annientamento di ogni forma di stigmatizzazione, che purtroppo non sempre è immediato.

Anche Stella, nel racconto de "La bambina più forte del mondo”, riesce a realizzare il suo sogno grazie ad un amico che la sostiene e la ammira perché, pur essendo un maschio, ha meno forza fisica di lei e non riesce a raggiungere gli stessi risultati. Un passaggio inserito a dimostrazione del fatto che non si tratta di tematiche appannaggio di un unico genere, al contrario la consapevolezza reciproca è preziosa per superare le disparità di genere!

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Cosa si può fare per sostenere un cambiamento in questa direzione, tanto nei bambini quanto negli adulti?

Questo libro vuole agire in primis sui bambini per diffondere l’importanza della parità di genere, anche perché un adulto che ancora non ne capisce l’importanza difficilmente potrà cambiare idea solamente attraverso la lettura di un libro.

Questo attuale clima di evoluzione non ammette più forme di violenza di genere, ma allo stesso tempo è irrealistico credere che ogni cosa cambi da un momento all’altro per tutti.

È importante, però, scommettere sui bambini, perché non nascono con queste consapevolezze e questi preconcetti e dobbiamo in ogni modo cercare di non trasferirgli messaggi culturali negativi.

Anzi dobbiamo fare in modo che per loro sia normale crescere in un ambiente culturale in cui una bambina scelga di praticare il judo e un bambino preferisca la danza. Oppure in una società in cui un uomo decida di non lavorare mentre sua moglie viene eletta Presidente della Repubblica. Questi sono messaggi ormai sdoganati e impliciti per molti, ma non per tutti.

In breve, la mia è una favola per bambini e bambine che non avvertono le differenze di genere e non vorranno mai conoscerne.

Anche gli stessi termini che utilizziamo spesso danno per scontato che il caregiving sia appannaggio femminile…

Sono proprio questi i messaggi subliminali più pericolosi, diffusi inconsapevolmente anche da chi è impegnato e lavora su queste tematiche.

Un esempio banale: dire “mio marito mi aiuta tanto nella gestione della casa” è una frase che raccoglie in sé già una determinata narrativa di genere. Non c’è nessuno che compie l’azione di “aiutare”, perché le faccende domestiche non dovrebbero essere considerate un compito necessariamente femminile. Sono termini ed espressioni che usiamo - magari quotidianamente - che hanno un forte peso specifico.

Invece dovremmo sforzarci di cambiare modo di parlare soprattutto per non inculcare lo stereotipo nei bambini in ascolto, questo impegno potrebbe generare un cambiamento graduale ma duraturo.

E lo sport stesso può essere il mezzo per delineare una nuova coscienza collettiva, perché è costellato di risultati e immagini che possono aggredire i preconcetti sul genere, è un mondo immediato e diretto.

Penso che non sia giusto in nessun ambiente sostenere che il futuro è delle donne altrimenti si discrimina nel senso inverso, ma è giusto dire che il futuro deve essere del merito, al di là del genere.

Quando anche le donne con competenze nella media riusciranno - a parità di sforzi - ad ottenere gli stessi risultati degli uomini allora si potrà parlare di uguaglianza. Finché saranno solamente le competenze al di fuori del comune ed un impegno più che triplo a garantire qualche riconoscimento alle donne, non potremo parlare di pari diritti.

Tutti devono avere le stesse possibilità nella misura in cui investono impegno, fatica e dimostrano di avere le competenze necessarie per svolgere un ruolo.

Giulia D'Innocenti

Content Creator

Il mio percorso professionale mi ha portato a spaziare dalla psicologia all’ambito della comunicazione e del marketing, passando per il mondo delle risorse umane, specialmente nei settori del recruiting e dell’employer branding. Sono appassionata del mondo digitale e di tutte le sue applicazioni, soprattutto le più innovative. Mi occupo della creazione di contenuti per la comunicazione social e di copywriting per contenuti di blog.

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