Martina Cogliati
Content Creator
Content creator, appassionata di libri di crescita personale, scrittura creativa e yoga. Il digitale è la mia nuova sfida. Amo filosofare di tutto ciò che mi circonda, possibilmente davanti al mare.
Martina Cogliati
Siamo cittadini italiani e siamo cittadini digitali. La rivoluzione digitale ci ha dotati di una doppia cittadinanza. Questo significa avere sia dei diritti che dei doveri rispetto all’uso delle nuove tecnologie e dei contenuti che pubblichiamo sulla rete. Ma siamo proprio sicuri di partecipare consapevolmente alla vita online?
Per cittadinanza digitale si intende l’insieme dei diritti e dei doveri di un soggetto nell’ambito della comunicazione virtuale. Concetti chiave nella definizione del termine sono quelli di consapevolezza e responsabilità. Non si può pensare che le nostre azioni digitali non abbiamo conseguenze al pari di quelle reali. Dal 2020 il tema della cittadinanza digitale ha assunto un carattere d’urgenza nelle scuole. Insieme a “Costituzione” e “Sviluppo Sostenibile”, è diventata infatti un pilastro dell’educazione civica, materia ritornata obbligatoria per i ragazzi delle medie e delle superiori.
Diventa sempre più importante dunque educare i “Nativi digitali” e gli “Immigrati digitali” a un uso consapevole di questo potente strumento. Livia Petti, pedagogista, docente all’Università del Molise e ricercatrice per il progetto CREMIT, ci spiega che la scuola ha il compito di intraprendere questo percorso educativo, verso gli alunni come cittadini e gli insegnanti come cittadini ed educatori, perché entrambi siano responsabili nell’uso dei social media e delle tecnologie che li supportano.
Sulla logica di essere individui competenti e responsabili di ciò che facciamo sul terreno del digitale, è nato il “Manifesto della comunicazione non ostile” Si tratta di una carta volta a migliorare il comportamento di chi sta in rete, mostrandone i diritti e doveri e tutta una serie di “ostacoli” che si possono incontrare nel mondo digitale, come il problema della privacy e le fake news. I 10 principi di questo manifesto si focalizzano molto sul peso delle parole, che diventano veri e propri strumenti di creazione della realtà. Lo dimostrano i primi 3 punti:
A questo proposito, leggi anche il nostro articolo “il potere delle parole nell’era del digitale”
Il divieto e il controllo non sono metodi educativi efficaci se l’obiettivo è quello di educare i giovani a essere adulti pensanti e responsabili di ciò che fanno anche rispetto al digitale. Vietare l’accesso ai social non ha senso, piuttosto ha valore confrontarsi con i propri figli o alunni rispetto all’uso che fanno del digitale e mostrare loro gli effetti di certe azioni diventate ormai automatiche. Familiari e insegnanti devono essere, da una parte preparati all’uso delle nuove tecnologie anche in senso etico e dall’altra utilizzare il distacco che hanno verso il digitale come risorsa preziosa che sviluppa senso critico nei più giovani.
Il tema della cittadinanza digitale dovrebbe raggiungere anche la dimensione d’impresa. Stefano Saladino, CEO di Rinascita Digitale, sostiene che un po’ di educazione civica sul tema non può sicuramente nuocere agli adulti attivi sul mercato. Non solo i ragazzi delle scuole, ma anche i lavoratori devono essere consapevoli dell’uso che fanno del digitale e compiere azioni sulla rete con un senso etico generativo e non distruttivo. Nella declinazione di questo incarico, le imprese dovrebbero focalizzarsi molto di più sulle cosiddette soft skills dei propri dipendenti che non sono più le stesse di una volta, poiché integrano in sé il mondo del digitale.
Comprendere le trasformazioni in atto con la rivoluzione digitale e generare delle proposte formative rispetto all’uso di queste nuove tecnologie, fa tutta la differenza. Famiglia, scuola e impresa devono essere unite in questo progetto educativo per rendere il digitale un terreno socialmente più sostenibile e sicuro.
Content creator, appassionata di libri di crescita personale, scrittura creativa e yoga. Il digitale è la mia nuova sfida. Amo filosofare di tutto ciò che mi circonda, possibilmente davanti al mare.