Avete anche voi la sensazione che in questi ultimi mesi siamo stati impegnati a compilare tante liste?
- La lista dei cambiamenti in atto.
- La lista dei possibili scenari.
- La lista dei Piani A e poi dei Piani B.
Il cambiamento ci ha sorpreso impreparati e ci ha travolto. La mente umana ha bisogno di catalogare ciò che accade per poterne prendere le misure.
Fare liste è il nostro tentativo di tenere sotto controllo la porzione di mondo che abbiamo intorno. Un’attività utile e, per la nostra biologia cognitiva, necessaria.
Il pericolo, tuttavia, è che nella compilazione di liste l’attenzione si frammenti al punto da smarrire la visione d’insieme. Un pericolo che non possiamo correre, soprattutto in questo momento: facciamo liste per comprendere da dove veniamo e verso dove andiamo, non solo per fare un consuntivo giornaliero/mensile che ci dia la misura di quanto il nostro bilancio (emotivo, energetico ed economico) sia vicino al rosso.
Più che mai in questo momento abbiamo bisogno che la visione di analisi si apra ad un panorama d’insieme. Scontiamo diversi limiti: una società che fatica ad accogliere i dati come strumento di guida, oltre che di analisi e che non è abituata a ragionare in termini di futuro per una comunità nel suo insieme, ma si focalizza troppo spesso sulle singole spinte di parte.
Il continuo rincorrersi dei provvedimenti del Governo certamente non aiuta, così come è ancora appannata la lettura dei dati che rimangono macro-categorie dentro cui ci ritroviamo a navigare a vista. D’altra parte, se c’è una cosa che abbiamo imparato in questi mesi, è che non siamo più nelle condizioni di demandare a forze esterne la buona riuscita di qualunque azione: ogni mascherina conta per sé e ciascuno è un potenziale focolaio o alfiere della salute pubblica.
In questo contesto, forse, c’è bisogno per un attimo di alzare gli occhi dalla lista.
Abbiamo bisogno, adesso, di fare sintesi, allargare il respiro e pensare alla parola “futuro”.