La reputazione come definizione del valore di un’azienda
Una reputazione che si basa su autenticità, studio e cultura può generare una serie di sviluppi positivi non solo per l’impresa che la sostiene ma anche per la società e il territorio in cui l’impresa è inserita.
Massimo Lucidi, giornalista, scrittore e corrispondente da Roma per The Map Report, ci ha avvicinati al concetto di reputazione ormai sempre più traslato sul mondo digitale e social.
Cosa intendiamo per reputazione?
In un momento storico in cui il contatto diretto con il consumatore è diventato imprescindibile per le imprese, la reputazione deve essere pensata come un processo continuo di accrescimento del valore del brand e della sua immagine. Quindi possiamo paragonare la reputazione a un terreno fertile che va seminato e coltivato costantemente per poterne raccogliere i benefici.
La reputazione di un’azienda, così interpretata, attiva un networking, un interesse positivo e reattivo, capace di diffondere valore nell’ambiente circostante.
Reputazione e purpose aziendale.
La reputazione si muove anche di pari passo con il purpose aziendale perché se questo non è autentico, coerente e duraturo si rischia una perdita di credibilità difficile da recuperare.
In un mercato saturo di proposte come quello attuale, per il consumatore diventa importante non solo il prodotto che l’azienda vende, ma anche il suo purpose o, meglio, la sua partecipazione in campo etico, sociale, ambientale.
Nell’età digitale non è più possibile per un brand presentarsi con uno storytelling che non rispecchi la realtà dell’impegno posto dall’impresa stessa su determinati temi. Infatti, in ambito di marketing e comunicazione, è sempre preferibile parlare di una transizione o un processo che l’azienda sta intraprendendo verso i propri obiettivi valoriali, proprio perché il cambiamento richiede tempo e deve essere giustificato.
La verità come pilastro della reputazione.
La gestione della reputazione è molto complessa e non può essere improvvisata. Per questo motivo l’impresa necessita di un gruppo direttivo e di un settore marketing preparati, informati e competenti, ma soprattutto indirizzati alla “verità”.
Creare un’immagine positiva di facciata tramite una campagna pubblicitaria mirata può essere efficace nel breve periodo, ma con il tempo la verità sui comportamenti nocivi di un brand troverebbe la via per rivelarsi, specialmente sui canali web e social.
La responsabilità che ricopre oggi un’azienda verso i suoi stakeholders non può più legarsi ai meri profitti ma deve sfociare in valore economico e sociale, un valore veritiero e concreto.
Il vantaggio della cooperazione.
Cercando di orientarsi sempre verso la cooperazione, i brand hanno più possibilità di migliorare la propria reputazione.
Oggi si è arrivati a usare anche il termine coopetizione, che unisce i due aspetti di coesione e competizione e stabilisce un rapporto tra aziende concorrenti che vogliono condividere aspirazioni e opportunità.
La coopetizione non è un intervento immediato, ma richiede una chiara definizione di obiettivi comuni, ruoli, modi e tempi di lavoro. Tuttavia i risultati puntano a esiti di innovazione e di valore oltre che a vantaggi economici.
A volte si sbaglia, ma è possibile redimersi per una buona reputazione?
Avendo sempre i riflettori del web puntati contro e gli stakeholders connessi, anche l’azienda più irreprensibile che commette un errore, può subire un danno alla propria reputazione.
Come conviene comportarsi? Qual è la risposta più appropriata?
È importante ricordare che tutti devono avere la possibilità di riscattarsi e tutti dovrebbero rispondere all’errore con onestà, intelletto e attenzione.
La reputazione non si costruisce solo in una determinata circostanza ma è la diretta conseguenza di una gestione saggia e trasparente che continua nel tempo e viene raccontata al consumatore in modo da rimanere impressa nella sua mente.
Oggi il rischio di imbattersi in una crisi di reputazione è accresciuto dalla velocità di diffusione delle notizie online e dal passaparola negativo, che può essere innescato da recensioni negative o da dipendenti scontenti.
Tuttavia, come abbiamo visto, è altrettanto possibile monitorare e prevenire tali crisi attraverso un piano ben studiato di comunicazione che riesca a rispecchiare le aspettative degli stakeholders.