Innovazione

Assicurazioni, attente a non fare la fine degli editori!

Alessandro Pavanati

Questo articolo fa parte di Digital Innovation Journey, una pagina creata in collaborazione con Digital Innovation Days (DIDays). 

Simone Ranucci Brandimarte è presidente di Yolo Group e di Italian Insurtech Association ed è tra i protagonisti dei prossimi Digital Innovation Days, in programma dal 10 al 13 novembre presso il MADE Competence Center di Milano e illustrerà le principali sfide che l’innovazione digitale sta ponendo al mercato assicurativo

Il 2020 è stato l’anno della digitalizzazione dell’insurance: cambiano l’offerta, gli attori di riferimento, le quote di mercato. “Chi vincerà questa sfida è tutto da capire. Nel 2030 il target di clientela sarà prevalentemente digitale, le polizze non saranno vendute dai broker, ma dai big dell’innovazione”. Simone Ranucci Brandimarte è presidente di Yolo Group (Il primo gruppo italiano di servizi e d'intermediazione assicurativa digitale) e di Italian Insurtech Association ed è tra i protagonisti dei prossimi Digital Innovation Days, in programma dal 10 al 13 novembre presso il MADE Competence Center di Milano.

Solo nel 2020 sono stati quindici i grandi player esteri che si sono affacciati sul mercato italiano. Nel 2021 al momento sono addirittura venti i nuovi operatori stranieri che hanno fatto ingresso in Italia. E la tendenza è in costante aumento. È proprio grazia alla digitalizzazione del settore che aumenta la capacità di penetrazione nel mercato italiano.

Il 2021 è l’anno nella crescita esponenziale delle polizze digitali, on demand, per esempio quelle pay per use legate ai viaggi e all’attività sportiva, oppure quelle instant (attivabili al momento dell’acquisto), micro (legate ad un periodo limitato, per esempio quelle contro i furti in casa, se passiamo il fine settimana fuori), inclusive (cioè legate ad un altro prodotto digitale).

Se l’industria assicurativa non presterà attenzione rischierà di finire come l’editoria con l’avvento dei grandi player OTT (Over the Top, ndr.) come Google e Facebook. Gli effetti possiamo solo immaginarli, dato che quella assicurativa è la seconda industria italiana, che produce il 7,5% del Pil e occupa circa 450 mila addetti
Simone Ranucci Brandimarte

Scorrendo gli ultimi 20 anni, nel 2000 fecero il loro ingresso nel retail commerce Yoox, Walmart e Amazon, nel 2002 fu la volta di Google e dell’inizio della sfida all’editoria. Il 2005 vede l’ingresso dei grandi operatori del settore turistico, come Booking ed Expedia. Nel 2008 parte la sfida dei pagamenti digitali, che vede vincitori grandi operatori come Mastercard, Apple Pay e Stripe. Negli anni 2010 è la volta delle telecomunicazioni, con Skype, WhatsApp e ora Zoom, Google Meet, Microsoft Teams e via dicendo. Poi l’innovazione ha impattato il settore bancario, la mobilità (Tesla, Toyota, ad esempio) e, ora, cosa succederà per quanto riguarda il settore assicurativo?

Per evitare di perdere vantaggio competitivo e quote di mercato, gli operatori, soprattutto quelli italiani, devono porsi l’obiettivo di conquistare i millennial per dominare la svolta insurtech del mercato. Purtroppo, gli operatori tradizionali mancano di visione strategica sui processi di digitalizzazione e faticano a intercettare la domanda dei consumatori
Simone Ranucci Brandimarte

Le sfide principali, secondo Ranucci Brandimarte, sono nell’impatto sulla catena del valore, con riflessi importanti sulla distribuzione. È poi una competizione più globale che locale: non ci si confronta più con le proprie geografie e cadono i confini per il consumatore europeo. Vi è poi un aumento della velocità: il time to market è ridotto fino a dieci volte. C’è, infine, un aumento del valore per il consumatore, che beneficia di prodotti più flessibili, ma un calo della marginalità media nel settore.

Purtroppo, la cultura della prevenzione non ha ancora fatto breccia nel nostro Paese. Se pensiamo alle polizze integrative, cioè escludendo la rc auto, la penetrazione nel nostro mercato si attesta all’1,2% della popolazione contro una media Ue del 3,5%, per salire al 7,5% del Regno Unito.

Esiste, purtroppo, un divario tra il nuovo consumatore digitale e l’offerta assicurativa tradizionale: la stragrande maggioranza dei giovani ritiene che l’offerta assicurativa non sia in linea con le proprie esigenze.

Ciò che sta cambiando alla base è la gestione dell'enorme quantità di dati in possesso delle assicurazioni, che ora beneficiano della mole di informazioni provenienti dal grande database esterno rappresentato dalla rete. Per questo alle aziende assicurative servono sempre più professionisti di analisi dei dati e computer engineering.

Alessandro Pavanati

Relazioni esterne e istituzionali

Giornalista pubblicista dal 2003, dal 2004 mi occupo di comunicazione corporate e istituzionale, prima a Roma e, dal 2007, a Milano. Tra le realtà seguite, Regione Lombardia, ANITEC-Confindustria Digitale, Adler, Fondazione Pubblicità Progresso, Confcommercio, EY, Roland Berger SC, progetti di comunicazione culturale.

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