Martina Cogliati
Content Creator
Content creator, appassionata di libri di crescita personale, scrittura creativa e yoga. Il digitale è la mia nuova sfida. Amo filosofare di tutto ciò che mi circonda, possibilmente davanti al mare.
Martina Cogliati
Università. Laurea. Specializzazione. E un bel lavoro che completa il cerchio di questo percorso lineare. Studi una disciplina e trovi una professione nello stesso ambito. Magari auspicando che sia fino al pensionamento. Niente di più idilliaco. Ma anche niente di più irreale.
Oggi il mondo chiede si sapersi mettere in gioco, sia a livello personale che professionale. Ma come fare? La risposta alla staticità démodé è la contaminazione. L’attitudine a imparare senza mai arrendersi, per continuare a essere un eterno studente e curioso della vita.
Giulio Xhaet, autore del libro “#Contaminati” (Hoepli) afferma senza remore che siamo contaminati nel dna. La nostra attitudine alla contaminazione è quindi innata. Noi siamo essere interdisciplinari, ma nel corso della storia lo abbiamo dimenticato.
” Io sono e rimmarrò sempre un abile studente di vita”
I periodi storici più innovativi sono stati quelli con all’interno dei protagonisti fortemente contaminati. Basti pensare a Leonardo Da Vinci che ad oggi rimane l’uomo più contaminato al mondo. Per fare un Leonardo Da vinci servirebbero 13 specialisti.
La richiesta di specializzarsi in una sola attività risale alla rivoluzione industriale. Se sai fare una cosa, falla bene e portala avanti (a scapito di altre). Sviluppa dunque delle competenze verticali e mantienile nel tempo.
Con l’arrivo del digitale, la situazione si è nuovamente ribaltata. Chi sono gli specialisti e iper specialisti oggi? Gli algoritmi. All’uomo perciò non resta che spaziare da una disciplina all’altra, facendo leva anche sulle proprie passioni.
“Le passioni sono nemiche della superficialità”
Citare le proprie passioni e interessi interdisciplinari su un cv è da considerarsi un plus importante.
Gli HR sempre più guardano “Ciò che muove” la nostra esistenza. Perché? Perché una passione sviluppa o rafforza delle abilità, delle competenze che si possono rivelare utili anche sul lavoro. Sono competenze trasversali o soft skills che hanno un valore importante nel mercato del lavoro odierno.
Senza fatica, le passioni ci insegnano quindi qualcosa di utile, da poter tirare fuori al momento opportuno per rimetterci in gioco.
Per entrare più nel dettaglio, possiamo delineare due tipologie di contaminati.
La persona che ha un alto grado di contaminazione, mostra tre evidenti caratteristiche. Si tratta di tre aspetti che consentono all’umano di sopravvivere al potere dell’algoritmo, proprio perché l’intelligenza artificiale non è in grado di svilupparle, essendo rigida ed iper specializzata.
Il contaminato è una persona che non ha più paura di fallire. Forse perché è riuscita a trovare il suo percorso e a valorizzarsi, proprio attraverso il fallimento. Intraprendere una strada per poi accorgersi che non era quella giusta e ricominciare il cammino è una skill di inestimabile valore.
Spesso però il fallimento viene demonizzato nella nostra educazione e nella cultura aziendale del nostro Paese. E’ spesso associato a concetti negativi come incapacità, debolezza, incostanza, crollo. Altre culture invece scorgono nel fallimento l’opportunità che traccia nuovi percorsi. E’ esperienza di vita che ci tempra e che ci porta a qualcos’altro più adatto a noi.
Per essere innovativi bisogna essere contaminati. E tu che grado di contaminazione hai? Prova a tracciare una mappa della tua contaminazione. Leggi il libro e costruisci anche tu le tue brick skills.
Content creator, appassionata di libri di crescita personale, scrittura creativa e yoga. Il digitale è la mia nuova sfida. Amo filosofare di tutto ciò che mi circonda, possibilmente davanti al mare.