Anna Maria Bagnasco
Agente di viaggio e content creator
Anna Maria Bagnasco
Innovare significa lasciarsi trasportare dal processo di serendipità. Errori, scoperte fatte per caso ed eventi improvvisi, giocano un ruolo importante nel processo di innovazione.
Dire però che l’innovazione sia sempre frutto del caso o della fortuna, non è del tutto corretto. Studio e ricerca costanti sono infatti fondamentali per il progresso della nostra società.
Ce lo dimostra Roberto Paura, presidente dell’ Italian Institute for the Future (IIF) intervistato da Stefano Saladino e Micol D’Andrea. Insieme ad altri 4 colleghi esperti di futuro, ha delineato i 10 megatrend emergenti nel 2022.
Si tratta di trasformazioni in grado di incidere profondamente e su lungo periodo a livello economico, sociale, ambientale, culturale.
L’impatto di questi fenomeni può essere subito evidente o, come invece spesso accade, fugace e confuso, un cosiddetto “segnale debole”.
Per il 2022 i megatrend emergenti riconosciuti sono:
La biomimesi contro il cambiamento climatico
La crisi delle materie prime critiche
Le promesse dell’agricoltura cellulare
L’economia emergente del metaverso
Il boom degli e-sport
Dalle tecnologie indossabili all’ambient intelligence
La great resignation e la fine del lavoro come lo conosciamo
L’era delle stazioni spaziali commerciali
La corsa all’ipersonico militare e civile
I progressi della fusione nucleare
(intervento di Roberto Paura, presidente dell’IIF)
La biomimesi è una disciplina che fa da ponte tra biologia e tecnologia. Si occupa dei processi della natura e degli esseri viventi per poi riprodurli e imitarli nel design di oggetti, prodotti e servizi destinati all’uomo.
La natura è considerata una vera esperta in grado di insegnarci come affrontare le grandi sfide che l’evoluzione da sempre pone.
Anche durante la Conferenza delle Parti delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, tenuta a Glasgow nel novembre 2021 (COP 26), la biomimesi è stata evidenziata per il ruolo che potrebbe rivestire nella cattura e stoccaggio del carbonio. Se da una parte si lavora sul taglio delle emissioni di anidride carbonica, dall’altra si cerca, attraverso nuove tecnologie, di ridurne la concentrazione già presente nell’atmosfera.
Con la biomimesi si possono riprodurre processi presenti in natura come, ad esempio, la fotosintesi o creare materiali resistenti attraverso l’elaborazione della CO2. O ancora ricopiando il processo dei coralli che fissano l’anidride carbonica per creare la calcite, alla base dell’ossatura delle barriere coralline.
Le tecnologie basate sulla biomimesi sono ancora in una fase iniziale di sviluppo, ma, essendo al centro di un tema fondamentale per il nostro futuro, stanno ottenendo ampi margini di finanziamento e crescita.
(intervento di Roberto Paura, presidente dell’IIF)
Altro tema primario legato al cambiamento del nostro pianeta, è la crisi delle materie prime critiche (alcuni minerali e metalli), dovuta al loro sfruttamento intensivo oltre che alla loro dispendiosa, procedura di raffinazione.
La crisi è stata percepita dai paesi occidentali in modo tangibile nel corso del 2021 per una carenza per un divario tra domanda e offerta. Certo, parte è responsabilità della pandemia e dei cali nella lavorazione e nella distribuzione, ma si parla di una crisi destinata a ripetersi.
Dobbiamo pensare, infatti, che i settori automobilistico, informatico e di transizione ecologica, i maggiori in termini di espansione, basano la loro evoluzione su questi semiconduttori e su altre risorse che sono destinate a esaurirsi.
Dal 2011 ad oggi, le materie prime critiche sono passate da 14 a 30, questo non solo per la loro scarsità ma anche per la difficoltà nella loro reperibilità e manipolazione.
Un esempio su tutti è il litio, la cui estrazione e raffinazione necessita di elevati costi ambientali, economici e sociali. In questo momento, nonostante le più grandi miniere di litio si trovino in Cile, è la Cina ad essere la massima produttrice di batterie distribuite in tutto il mondo, il che rende precari anche alcuni equilibri geopolitici.
Non è un caso che negli ultimi anni ci sia stata un’escalation di tensione tra Stati Uniti e Cina e che anche l’Unione Europea si stia muovendo con politiche di sovranismo minerario atte a individuare miniere e a organizzare filiere produttive, tutto sul territorio europeo.
La preoccupazione è che senza soluzioni tecnologiche innovative per riciclare o sostituire questi metalli si possa arrivare a una precarietà pari se non superiore a quella creata dalla crisi energetica del 1973.
(intervento di Emmanuela Alesiani, imprenditrice e fondatrice di Suitefood)
Un ramo della biotecnologia che si propone di produrre alimenti utilizzando cellule staminali incrementate, oppure organismi unicellulari come lieviti, batteri e funghi per trasformare cellule di origine vegetale in aggregati proteici.
Il lavoro di questa disciplina parte dal presupposto che le diete attuali e il consumo elevato di carne da parte della popolazione mondiale stiano creando grossi squilibri ambientali.
Nelle attività di agricoltura cellulare gli obiettivi principali sono quelli di riprodurre il più fedelmente possibile la consistenza e le proprietà nutrizionali degli alimenti di origine animale, in modo da sostenere una continuità con le abitudini alimentari più diffuse che sono estremamente difficili da cambiare essendo legate a fattori culturali e sociali. Sarebbe impensabile, ad esempio, sostituire il consumo di carne animale con quello di insetti che non rientrano per niente nella dieta della maggior parte delle persone.
Le numerose start up di settore che lavorano al progetto di carne coltivata hanno già raggiunto esiti incoraggianti: la Solar Foods ha prodotto una polvere simile alla soia attraverso la combinazione della fermentazione di lievito e acido lattico e batteri presenti nel suolo; la start up Perfect Day è riuscita a ricavare proteine del siero del latte inserendo geni codificati di mucche in alcuni funghi; la TurtleTree Labs ha ottenuto latte da cellule staminali sollecitate in bioreattori.
Le ricerche sono molte e promettenti, tutto starà anche nello stimolare una risposta positiva nei consumatori che saranno i veri responsabili della riuscita di queste attività.
(intervento di Roberto Paura, presidente dell’IIF)
Nel caso specifico del metaverso ci troviamo di fronte a una fase iniziale principalmente speculativa che non permette di capire a pieno la rivoluzione in atto.
Se il metaverso può essere visto come la frontiera più lontana di tutte le realtà tecnologiche virtuali, ovvero un’integrazione di internet, social network, e-commerce, gaming all’interno di una stessa dimensione; gli NFT e le criptovalute sono produttivi e inseriti in un’economia presente del tutto virtualizzata dove i beni acquistati sono spendibili solo online.
Dallo scorso anno, in particolare, termini come metaverso, NFT, blockchain, criptovalute sono diventate di uso comune e di più facile comprensione e hanno innescato nuove riflessioni anche a livello economico.
In tale guerra non devono essere sottovalutate quelle organizzazioni di utenti nate nei mondi virtuali del gaming ed esenti dal controllo di privati che tramite blockchain stabiliscono regole e transazioni finanziarie inserite in codici visibili a tutti e che non necessitano di moderatori o certificatori esterni.
Quindi, come accadde già per Internet, sono svariati i tentativi di monopolizzazione del metaverso che si devono scontrare con i gruppi indipendenti impegnati a mantenere una sorta di autogestione.
Sarà possibile, però, avere un’economia completamente separata da quella reale?
Il fatto che lo scorso anno siano stati spesi più di 50 miliardi per beni virtuali, può giustificare la grande guerra di mercato nata tra le compagnie tech.
(intervento di Roberto Paura, presidente dell’IIF)
A distanza di due anni è stato notato che quello che sembrava essere un episodio dovuto a un cambio provvisorio delle abitudini, in realtà è rimasto un trend che continua a contraddistinguersi per i record raggiunti.
Da qualche anno ormai i videogame sono entrati nella quotidianità di tutte le generazioni, soprattutto nella fascia 18-34 anni e 35-50 anni.
Il 2020 può essere segnalato come un anno di svolta perché, a causa del lockdown e dell’impossibilità di svolgere altre attività fuori casa, il numero di utenti è esploso e il fatturato ha toccato i 175 miliardi, superando cinema e sport messi insieme.
Per avere un’idea più chiara dell’impatto che il campo del gaming sta avendo sulla popolazione mondiale dobbiamo fare riferimento non solo al numero di giocatori attivi, ma anche al numero di spettatori che i giochi attirano. Sembra, infatti, che il numero di spettatori possa arrivare a superare quello degli eventi sportivi più famosi, come può essere negli Stati Uniti il Superbowl. Le cifre non mentono: la finale del campionato mondiale di League of Legends 2021 è stata seguita da 73 milioni di persone raddoppiando quasi il record dell’anno precedente di 46 milioni.
È lecito parlare di una nuova età dell’oro per i videogame e gli e-sport che dominano sugli altri passatempi come ascoltare musica, navigare in internet, vedere film in streaming.
Naturalmente, verso questi trends così rilevanti si muovono anche i finanziamenti e gli interessi economici. Infatti molti sono i marchi che iniziano a prestarsi quali sponsor di campioni dei tornei internazionali e lo scorso maggio 2021 è stato addirittura organizzato direttamente dal CIO (Comitato Internazionale Olimpico) un primo importante evento chiamato Olympic Virtual Series basato sulla simulazione di sport tradizionali.
Purtroppo non mancano alcuni limiti che riguardano la forte affluenza di capitali investiti e guadagnati in mano a poche grandi aziende, impedendo, di fatto, ogni esperienza indipendente.
(intervento di Gloria Puppi, consulente di anticipazione strategica e futurista)
Il primo dispositivo a cui pensiamo quando ci si riferisce ai wearable è lo smartwatch che sta diventando uno strumento adatto a rilevare lo stato di benessere di chi lo indossa e su cui le grandi compagnie stanno investendo per raggiungere risultati altamente specifici, come misurare il tasso alcolemico e la glicemia o, addirittura, segnalare sintomi precoci di Parkinson.
Le tecnologie indossabili e diffuse negli ambienti che ci circondano sono un trend in netta crescita che sta portando radicali cambiamenti nella nostra vita quotidiana.
Sempre parte dei wearable sono gli smart clothing, per ora dedicati agli sportivi e al controllo continuo delle performance; gli hearable, auricolari intelligenti rivolti sempre più all’ambito medico con l’integrazione di apparecchi acustici; gli smart glasses, la cui tecnologia deve ancora potenziarsi e che potrebbero approdare alla lotta contro la demenza senile.
Uno sviluppo ulteriore sarà garantito dalla Ambient Intelligence ovvero sensori diffusi nell’ambiente e integrati all’intelligenza artificiale che ci permetteranno di svolgere funzioni e operazioni con pochissimi comandi vocali e prevenendo le nostre necessità.
Niente di troppo fantasioso se si pensa alla tecnologia già presente nelle nostre case e sulle nostre auto.
Sebbene i benefici ricavabili da questi trend siano considerevoli, in particolare in ambito sanitario e di aiuto agli anziani, non dobbiamo tralasciare le implicazioni dovute alla divulgazione di dati sensibili e invasione della privacy, che spesso vengono sacrificate ma che, come abbiamo visto anche in questi anni, fanno emergere il lato oscuro dell’uso della tecnologia informatica e virtuale.
(Intervento di Isabella Pierantoni, Founder Generation Mover, multigeneration futures)
Il mondo del lavoro non poteva mancare nella lista dei megatrends emergenti del 2022.
Partendo dagli Stati Uniti, il flusso di dimissioni si è reso evidente in gran parte dei paesi occidentali, rendendo necessaria un’attenta analisi dei motivi e degli effetti che tale fatto può avere sulla società.
Il ruolo della pandemia è innegabile perché ha costretto molte aziende alla chiusura e molti lavoratori, soprattutto dei comparti di ristorazione e turismo, a un rinnovamento della propria carriera professionale. Sebbene le dimissioni siano volontarie, le cause scatenanti rivelano uno scenario molto complesso e ormai compromesso da qualche tempo.
Gli elementi in gioco che pesano sul fenomeno della Great Resignation sono diversi:
Andando oltre i dati numerici sembra ci sia un’urgente necessità di rivedere la struttura, lo scheletro che sostiene il lavoro e di conseguenza i lavoratori. Ormai persino stipendio e soldi sono passati in secondo piano rispetto all’importanza di dare un senso e un reale contributo dentro un’azienda e di ricercare un valore etico di questa azienda al suo interno e verso il contesto in cui opera.
Disillusione e consapevolezza sono gli atteggiamenti che spingono milioni di persone a rivalutare la propria collocazione al centro di una società in continuo mutamento e oscillazione.
(Intervento di Rino Russo, Dr. Ing. Center for Near Space of Italian Institute for the Future)
Con questo trend ci addentriamo in un ambito altamente specializzato: l’esplorazione e la conquista dello spazio.
Se fino ad oggi si è trattato soprattutto di esplorazione dello spazio, alcune missioni spaziali degli ultimi due anni hanno segnato l’avvio di un vero e proprio insediamento.
Queste missioni sono nodali perché affidate a privati (Space X, Blue Origin, Virgin Galactic) e perché coinvolgono equipaggi non professionistici.
NASA e ESA stanno stimolando queste attività nel settore privato di accesso allo spazio per avere un’influenza sulla nascita di future stazioni spaziali orbitanti commerciali.
L’attuale ISS (Stazione Spaziale Internazionale) in orbita dal 1998 sarà dismessa nel 2030 e quindi dovrà essere sostituita da altre stazioni che diventeranno nuclei di analisi scientifiche e avamposti per raggiungere nuove destinazioni e ospitare, tra l’altro, turisti spaziali.
Per non perdere una certa leadership nello spazio, la NASA ha finanziato con 415 milioni di dollari 3 progetti privati di destinazioni in bassa orbita terrestre dove le persone potranno svolgere attività di studio, esperimenti e test tecnologici, missioni turistiche o industriali.
In più, i prossimi grandi finanziamenti sono già destinati al Lunar Gateway, avamposto, situato in orbita lunare e utile per raggiungere la Luna e oltre.
Nel frattempo anche Russia e Cina stanno lavorando a stazioni spaziali proprie con l’invio di moduli già nei prossimi anni.
È inutile sottolineare il vasto interesse economico e di giurisdizione che genera questo nuovo terreno di conquista, non solo per le funzioni commerciali e turistiche, ma per una ricerca di risorse che sulla Terra si stanno esaurendo.
Forse per noi non sono ancora concreti gli effetti di questo megatrend emergente, ma è giusto prendere coscienza di una nuova era spaziale che impatterà sulle generazioni future. E poi, che dire, sentire parlare di turismo nello spazio e di design applicato agli habitat spaziali sembra trasportarci direttamente in un film di fantascienza divenuto realtà.
(Intervento di Rino Russo, Dr. Ing. Center for Near Space of Italian Institute for the Future)
Altro tema estremamente specialistico è la tecnologia ipersonica; un nuovo trend emergente sia in termini militari e di ordine globale che in termini civili e di contrazione del nostro pianeta.
A livello militare Russia e Cina hanno già ottenuto importanti risultati in diversi test con armamenti ipersonici, mentre gli Stati Uniti, rimasti indietro in questo settore, stanno cercando di riempire il gap puntando su un sistema di satelliti in grado di offrire una sorveglianza su queste nuove armi ipersoniche.
Stiamo parlando di velivoli e missili in grado di viaggiare a velocità superiore a Mach 5, ovvero velocità cinque volte maggiori a quella del suono.
Senza entrare in dettagli tecnici, basti sapere che queste armi sarebbero in grado di eludere tutti gli attuali sistemi antimissilistici esistenti e che potrebbero modificare i presupposti di superiorità militare.
Lo scopo delle grandi potenze è sempre quello di avere capacità offensive e difensive in grado di confermare un certo equilibrio e stabilità, ma in questo contesto si inseriscono nuovi paesi capaci di sviluppare le stesse tecnologie e, di conseguenza, di minare la sicurezza prefissata.
Andando oltre gli scopi militari, la tecnologia ipersonica può essere utilizzata anche in ambito civile per ridurre il tempo di viaggio da un punto a un altro.
A questo stanno lavorando, per esempio, Europa e Giappone con il progetto Hikari, uno studio su tecnologie, materiali e design di velivoli adatti alle velocità ipersoniche. Il senso di distanza e di tempo subiranno un’ulteriore riduzione e, in combinazione con la “urban air mobility”, una mobilità a livello locale che ricorda molto le macchine volanti dei film futuristici, si giungerà a una nuova idea di viaggio.
(intervento di Roberto Paura, presidente dell’IIF)
Ultimo, ma non meno importante, megatrend rilevato dall’IIF è la fusione nucleare. Una sorpresa dato che questa fonte di energia è stata un po’ accantonata per i numerosi limiti tecnologici e finanziari, rispetto ad altre forme sostenibili e rinnovabili.
I primi segnali di cambiamento provengono da test che hanno prodotto successi mai ottenuti prima.
La National Ignition Facility di Livermore negli Stati Uniti attraverso un nuovo metodo di confinamento inerziale sta facendo miglioramenti decisamente veloci e continuativi nella produzione di energia netta con un traguardo di resa del 70%.
Inoltre, in Cina con East (Experimental Advanced Superconducting Tokamak) e nel Regno Unito con l’esperimento MAST Upgrade presso il Culham Center for Fusion Energy, sono stati fatti enormi passi in avanti nel mantenere stabile il combustibile e nel ridurre il calore in eccesso.
Significativo è l’intervento nella fusione nucleare di start up e finanziamenti privati che, come accaduto per i settori fotovoltaico ed eolico, contribuiscono a semplificare i procedimenti tecnologici e ad abbattere i prezzi di produzione.
In prima linea troviamo il programma del Commonwealth Fusion System, un gruppo uscito dal MIT di Boston che già quest’anno inizierà a costruire un reattore innovativo con l’intento di generare energia per il 2030.
Ancora una volta l’evoluzione di anni e anni di studio e analisi intrapresi da enti pubblici sarà affidata a start up e aziende private più agili e dinamiche nel processo di innovazione tecnologica.