Anna Maria Bagnasco
Agente di viaggio e content creator
Anna Maria Bagnasco
Il marketing cerca nell’intelligenza artificiale un aiuto per le numerose sfide legate al cambiamento.
Un cambiamento che passa attraverso la riorganizzazione dei nostri bisogni primari, quali: approvvigionamento, salute, sicurezza, socializzazione. Ma anche attraverso la riscoperta dei valori di fiducia, trasparenza, eticità e sostenibilità.
Luca Altieri, CMO-Direttore Marketing di IBM, ha definito questo ritorno alle origini un “back to basic” al cui centro porre appunto l’utilizzo dell’intelligenza artificiale.
In ambito di marketing e comunicazione, un brand per avvicinarsi ai propri consumatori, fidelizzati o potenziali, deve necessariamente coinvolgerli e stimolarli proprio tramite la consapevolezza dei loro bisogni, valori, desideri.
Qui entra in gioco l’intelligenza artificiale che permette di:
In modo concreto, l’intelligenza artificiale è stata impiegata anche nei musei brasiliani per convincere una popolazione povera e con scarso indice di alfabetizzazione ad avvicinarsi senza esitazione e diffidenza all’arte e alla cultura.
Questo è stato possibile proponendo un’applicazione che direttamente dal cellulare di ogni visitatore consente all’opera d’arte di rispondere alle domande in base all’età, al livello d’istruzione, alla provenienza.
Un modo per rendere più democratici i luoghi del sapere e la bellezza.
Più in generale possiamo dire che l’intelligenza artificiale è diventata per l’uomo la risposta al desiderio di portare al di fuori il proprio “sé” e la risposta all’ambizione di superare i propri limiti cognitivi e fisici.
Da una parte, siamo abituati a vedere macchine sempre più affini al pensiero umano e al suo modo di ragionare, dall’altra ci troviamo di fronte a sistemi in grado di fare operazioni per noi irrealizzabili, come elaborare e immagazzinare miliardi di informazioni in pochissimi secondi.
Non si può nascondere che ruoti sempre una forma di scetticismo intorno ai sistemi di intelligenza artificiale dovuto non solo al mito della loro futura egemonia sull’uomo, ma anche al limite che l’uomo stesso deve porsi nel loro sviluppo e utilizzo.
Più che farsi suggestionare dai numerosi film alla “2001: Odissea nello spazio” , dovremmo iniziare a riflettere su alcune importanti considerazioni.
E poi c’è sempre il terzo punto.
Se usiamo la ragione e non la paura, riusciamo a comprendere bene che le macchine restano vincolate a quello che noi diciamo loro di fare, mentre noi come esseri umani possiamo andare oltre sfruttando la nostra autonomia decisionale, la nostra forza di volontà, la nostra coscienza, tenendo ben presente che l’intelligenza artificiale deve rimanere semplicemente una nostra alleata.