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Marco Bortolami – Challenge Box

Marco Bortolami

Ogni gara è già vinta o persa nella nostra mente, prima ancora di scendere in campo.

Il funzionamento di ogni gruppo è strettamente connesso, da un lato, alla gestione del comando, ovvero al leader, alle sue funzioni, al suo stile di leadership applicato, dall’altro alla gestione delle emozioni, nostre, del nostro team e dei nostri avversari. Le emozioni giocano un ruolo determinante per il risultato di una partita, e devono pertanto essere ottimamente guidate.

All’interno di ogni gruppo vi sono personalità differenti: chi riesce a catalizzare le energie degli altri compagni, chi esegue gli ordini, rispetta la gerarchia e dà il proprio sostegno, chi collabora attivamente con la squadra. Alcuni hanno personalità più spiccate, che tendono a farsi notare e a guidare il gruppo, altri meno.

Esploreremo insieme i modi in cui esprimere leadership positiva e le tecniche che possono essere attuate per far germogliare questa qualità in un gruppo di lavoro e scopriremo come gestire il più grande asset che ogni azienda ha a disposizione ma che quasi sempre rimane inesplorato: le Relazioni!

Che cosa significa che ogni gara è già vinta o persa prima di giocare la partita?

La preparazione ad ogni sfida, che si tratti di una partita di rugby o di un meeting è tutto. Molto spesso si parla di confidenza, ma questo definisce semplicemente uno stato d’animo che non determina la performance in sé bensì la nostra percezione della stessa. Infatti capita spesso di performare ottimamente in situazioni in cui siamo poco confidenti e, viceversa, non performare in quelle in cui ci sentiamo molto confidenti. L’aspetto fondamentale è prepararsi, sia da un punto di vista pratico che mentale, per affrontare i momenti di stress durante la performance, avendo la consapevolezza che questi possano arrivare ad ogni istante. I migliori sanno affrontare i momenti di pressione, infatti, massimizzando il vantaggio e limitando le perdite perché si sono preparati e sono consapevoli che sarà la loro reazione a questi momenti a determinare il risultato, e non il loro presentarsi o meno.

Come influiscono le nostre emozioni sui risultati?

Le emozioni ci guidano in ogni momento della nostra vita. Anche quando pensiamo di ragionare a mente fredda su un problema, in realtà stiamo dando un nome ad una sensazione/emozione. Ancora di più, sotto stress, il nostro sistema nervoso da la priorità a un sistema primordiale di sopravvivenza che non possiamo mai disattivare. La nostra capacità di riconoscere le emozioni, e usarle a nostro vantaggio, ci permette di influenzare il risultato della nostra performance.

Ognuno di noi ha un suo specifico equilibrio tra emozioni e controllo che gli permette di performare. Allenarsi, per rimanere il più a lungo possibile in equilibrio su questo filo instabile, è la chiave per ottenere risultati straordinari!

Come si impara a controllare/guidare le proprie emozioni?

Allo stesso modo in cui si impara a guidare una macchina o una moto. Non dobbiamo avere paura delle emozioni. Certo ci capiterà di andare occasionalmente fuori strada, ma se ogni volta affineremo il nostro sistema di allerta riusciremo sempre di più a riconoscere le situazioni che ci provocano stress e a limitarne gli effetti. Attenzione: “LIMITARNE” gli effetti, non eliminarli completamente. Magari saremo così bravi a non dare segnali esteriori ma dentro di noi quel tumulto di emozioni sarà sempre presente: saremo solo più bravi a guidare la nostra “auto” fino all’ultimo centimetro di pista!

Chi è un leader e come si riconosce?

Credo profondamente che esistano tantissimi stili di leadership, ognuno cucito su misura per ogni persona. Ritengo che un vero leader sia colui che rappresenta un valore aggiunto per le persone che gli stanno attorno.

Chi è un leader e come si riconosce?

Se consideriamo il leader come catalizzatore di tutte le qualità intrinseche di un gruppo, influisce tantissimo! Questo effetto catalizzante può essere sia positivo che negativo. Ecco perché siamo tutti interessati sui modi più efficaci di esprimere la leadership, perchè questa non è mai “neutra” nell’economia di un gruppo. Molto spesso la differenza sta nelle sfumature delle diverse situazioni, quasi mai nelle ovvietà.

Che cosa accade se ci sono due o più leader in un gruppo?

Un leader non deve mai essere solo. É salutare averne molti in un gruppo perché nel momento del bisogno anche quello più bravo deve affidarsi a qualcuno. Certamente, educare i nostri leader a collaborare efficacemente è una sfida nella sfida. Il sano confronto è la miglior medicina a tutti i problemi, ma questo passa attraverso una fine educazione. Il successo di un gruppo passerà sempre attraverso la profondità delle cose che vengono dette: tutte quelle non dette, al contrario, saranno la causa del fallimento.

Si può imparare a essere leader?

Assolutamente si. E lo considero un dovere di ognuno di noi imparare a essere leader migliori di noi stessi ed eventualmente degli altri. L’affinamento della leadership è un percorso lungo e difficile, pieno di intoppi e cadute, ma se si ha l’umiltà di ammettere e accettare i nostri errori, ci si potrà sempre rialzare e ripartire con un bagaglio di esperienza maggiore.

Come faccio a diventare leader se non è nella mia indole?

Ogni persona ha il dovere di diventare leader di sé stesso. Per essere artefici del nostro destino dobbiamo avere il coraggio di prendere delle decisioni. Ripeto sempre ai miei giocatori: “Una non decisione è peggio di una decisione sbagliata”. Possiamo imparare dai nostri errori: non scegliendo, o imputando ad altri una nostra non scelta, alimentiamo solo la paura di non farcela. Ecco, credo che il primo obiettivo di un leader sia sviluppare altri leader attorno a sé, cioè aiutare altri ad avere fiducia nel prendere decisioni (che saranno sempre migliori con il passare del tempo!).

Che cos’è la performance?

La performance è il “modo”, il COME affrontiamo una sfida. Troppo spesso viene confusa con il “risultato” che invece è solo la conseguenza di molteplici fattori. La performance ha più a che fare con il PERCHE’ facciamo qualcosa, perché ciò determina il nostro approccio e influenza il COME. Per la mia squadra PERFORMARE significa DOMINARE ogni situazione: favorevole o sfavorevole che sia, voglio sempre vedere un approccio attivo nei confronti della sfida!

C’è tempo per l’empatia in campo e in ufficio?

L’empatia è quell’ingrediente segreto che ci fa risparmiare 10 mail o 10 meeting e ci fa andare veramente a fondo di un problema. É quell’aspetto che ci fa apprezzare le sfumature di una situazione e non ci fa arroccare sulle nostre rispettive torri delle necessità/priorità.

L’empatia ci fa apprezzare il confronto costruttivo perché ci fa consigliare per il piacere di aiutare e ci fa ricevere un consiglio per il gusto di migliorarci!

Facendo un passo indietro, aprendosi ad altri punti di vista, riconsiderando i propri “dogmi”, avendo il coraggio di cambiare per innovarsi e innovare, per essere precursori del nostro tempo. Come sempre, capiterà di inciampare, ma è solo avendo un atteggiamento pionieristico che potremo di lasciare un segno attorno a noi!

Marco Bortolami

Allenatore di rugby a 15

Marco Bortolami (Padova, 12 giugno 1980) è un allenatore di rugby a 15 ed ex rugbista a 15 italiano, in carriera seconda linea professionista in Italia, Francia ed Inghilterra con i club di Petrarca, Narbonne, Gloucester, Aironi e Zebre; 112 volte internazionale per l'Italia, nel 2014 detenne il record di presenze in nazionale maggiore, superato nel novembre dello stesso anno da Sergio Parisse.

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