Trend sociali

Quanto è lunga la strada per diventare smart workers?

Giulia D'Innocenti

Sembra trascorso un tempo infinito dalle prime esperienze di remote working emergenziale, ma non basta il passare dei mesi per assimilare la complessa modalità dello smart working.

Lo dimostrano i dati dell’Osservatorio DISO di Nomesis di Marzo 2022, a ben due anni di distanza da quel fatidico marzo 2020. La fiducia verso un approccio agile sembra consolidata, ma rimangono ancora molte aree di miglioramento.

Michela Bertocchi Formatrice e Consulente nella gestione delle Risorse Umane ci ha presentato i dati del sondaggio DISO focalizzati su tre specifiche aree di indagine: smart working, hacktivismo e burnout. La ricerca si è posta l’obiettivo di comprendere percezioni di efficacia e diffidenza nell’attuale mondo lavorativo permeato dalla digitalizzazione.

Focus sul mondo dello Smart Working

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Riguardo il tema dello smart working oltre il 70% dei partecipanti alla ricerca ha dichiarato di sentirsi adeguatamente efficace ed efficiente per lavorare con questa modalità, denotando una consapevolezza delle proprie capacità.

Inoltre la maggioranza delle persone si orienterebbe verso un modello che preveda 2 o 3 giorni in smart working, rispetto alla totalità della settimana o a un unico giorno (quest’ultima generalmente considerata come una modalità dal carattere più sperimentale).

C’è da dire però che nonostante l’approccio smart sia entrato su ampia scala nella nostra quotidianità, non sempre corrisponde all’applicazione di un modello agile, piuttosto rimane ancora legato ad un contesto emergenziale e transitorio.

Tuttora, infatti, lo smart working non appare come una totale rivisitazione dell’approccio lavorativo, ma solamente come un’alternanza dell’ambiente in cui il lavoro viene svolto (abitazione VS ufficio).

Analizzando complessivamente i risultati dei primi due sondaggi si denota quindi un desiderio di flessibilità, ma soprattutto una forte assunzione di responsabilità da parte dei rispondenti, entrambi fattori molto importanti a livello organizzativo.

Questa apertura mentale verso lo smart working ha le potenzialità per conciliare i bisogni aziendali e quelli individuali, ma ci sono ulteriori fattori da considerare.

Che cos’è l’Hacktivismo?

Le altre due aree della ricerca fanno infatti emergere elementi di sfiducia verso il contesto e le modalità digitali. 1 rispondente su 3, ad esempio, si ritiene spaventato dal fenomeno dell’hacktivisimo. Ovvero l’insieme di tutti quei movimenti – primo tra tutti Anonymus – che attraverso la violazione di sistemi informatici porta avanti battaglie ideologiche di vario tipo.

Questo dato va a sottolineare il dualismo tra la curiosità per il mondo tech e digital e la reticenza a fronte di fenomeni che, potenzialmente, potrebbero diventare fuori controllo.

Il burnout: cosa si nasconde dietro ai nuovi metodi di lavoro

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Ulteriori riflessioni emergono dalla domanda di ricerca inerente al burnout, la sensazione di forte stress collegata al proprio contesto lavorativo. Infatti l’81% dei partecipanti avverte ancora molto forte questo fenomeno, nonostante l’incremento di modalità flessibili di lavoro.

Questa percentuale è ancora più saliente considerando che il 19% delle persone avverta il burnout in forme più limitate, mentre nessuno ne decreta una totale scomparsa dal panorama attuale.

I dati, dunque, ci riportano una necessità ancora viva di trovare il proprio equilibrio in un contesto sì tecnologico e flessibile, ma ad altissima volatilità. Non è infatti minima la percentuale di persone che ritengono probabile il manifestarsi di fenomeni digitali incontrollabili e situazioni lavorative stressogene.

Determinare la corretta fonte di stress è un fattore indispensabile per non essere sopraffatti. Molte volte la percezione di uno stato di stress deriva da una gestione inefficace delle responsabilità e dei tempi, ma si attribuisce invece la colpa al carico di lavoro. Di conseguenza viene erroneamente spostato il focus dalla
modalità alla quantità di lavoro.

Sapere e agire per trovare soluzioni a misura d’uomo e d’azienda

Dunque potrebbe essere il momento per aprire degli spazi di riflessione tanto per gli individui quanto per le aziende. I primi sono chiamati a lavorare su quei comportamenti che intralciano una gestione efficace dello stress. Mentre le organizzazioni convivono con l’urgenza di comprendere quali modelli possano equilibrare la volontà di flessibilità ed autonomia dei propri collaboratori e la paura di essere sommersi dagli impegni lavorativi.

Da una parte quindi una maggiore assunzione di consapevolezza e dall’altra l’impegno attivo tra scelte strategiche che possano diminuire questo gap tra efficacia e rischio di burnout. Una sfida, ma allo stesso tempo una grande opportunità.

La ricetta migliore, per acquisire efficienza senza lasciare in secondo piano il proprio benessere, dovrebbe essere il far propria una logica che abbandoni la rigidità e consideri la settimana lavorativa al di là del luogo fisico in cui si lavora, piuttosto organizzando le attività in base al tipo di location più adatta.

Anche perché ormai abbiamo strumenti abbastanza potenti da supportare le relazioni lavorative a distanza.
Quindi non possiamo motivare la presenza in ufficio esclusivamente per le interazioni con i propri colleghi.
La scelta dello svolgere una determinata attività in ufficio dovrebbe essere guidata dalle caratteristiche dello specifico task o progetto, dall’ambiente e gli strumenti che avremmo a disposizione, dai luoghi che aiutano a mantenere più alta la soglia dell’attenzione e molto altro.

Del resto la consapevolezza e l’acquisizione effettiva di un modello come lo smart working non può che passare da un esercizio di pensiero flessibile.

Giulia D'Innocenti

Content Creator

Il mio percorso professionale mi ha portato a spaziare dalla psicologia all’ambito della comunicazione e del marketing, passando per il mondo delle risorse umane, specialmente nei settori del recruiting e dell’employer branding. Sono appassionata del mondo digitale e di tutte le sue applicazioni, soprattutto le più innovative. Mi occupo della creazione di contenuti per la comunicazione social e di copywriting per contenuti di blog.

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