In questo scenario di disallineamento tra varie tipologie di aziende, quanto di quello che stiamo facendo porterà ad un vero e proprio cambiamento culturale che si rispecchi in un’occupazione orientata alla diversità e al rispetto?
Per provare a rispondere dovremmo chiederci, quanto tempo ci vuole per cambiare una cultura? Forse anche una pandemia non basta!
Questo perché spesso il cambiamento viene visto come un ostacolo, un costo.
Basta solo pensare che ci sono ancora ambiti nei quali le aziende conducono la selezione del personale esclusivamente tramite passaparola.
Le aziende già avviate raggiungeranno il cambiamento in breve tempo, godendone i benefici e reinvestendo le risorse risparmiate in formazione. Ma tutto questo possono e soprattutto vogliono farlo anche le PMI?
Forse no, o almeno non nel breve termine e soprattutto senza un intervento istituzionale.
In fin dei conti la pandemia ha fatto riflettere molto più il singolo che i soggetti giuridici o le aziende stesse. Questa ritrovata consapevolezza delle persone potrebbe generare una vera e propria lotta per il miglior talento, sempre più riflessivo nella scelta del contesto lavorativo.
Probabilmente, se questo diventerà un dato di fatto, allora tutte le aziende arriveranno ad un reale cambio di approccio.
Quello che rimane sicuramente più chiaro è che un cambiamento culturale è un processo graduale e assolutamente complesso, che non equivale banalmente al cambiamento di una somma di abitudini, ma deve essere generato da una consapevolezza diffusa dei traguardi che si vogliono raggiungere e soprattutto delle modalità per raggiungerlo!