Parlare dei successi è semplice, hai mai raccontato i tuoi errori?
E’ importante riflettere sul potenziale del fallimento e su cosa possiamo imparare ogni volta che inciampiamo percorrendo la nostra strada.
Cosa si cela dietro un fallimento?
Fallimento deriva dal latino “fallere” ovvero ingannare.
Questa parola nasconde quindi più sfumature di quelle che siamo abituati ad attribuirgli.
Ovviamente fallire porta con sé una costellazione di vissuti negativi, che possono “ingannarci” e demotivarci ma qual è il potenziale del fallimento?
E’ importante non cadere nell’esaltazione del fallimento, quando non si raggiungono gli obiettivi prefissati è evidente che sia stata scelta una strategia inefficace.
La chiave è proprio questa, ricondurre il fallimento all’interno di un sistema di apprendimento è una modalità di crescita.
Sbagliare è importante per evidenziare le strade da non perseguire in futuro e, al contrario, per comprendere la direzione verso la quale muoversi.
Fallire è doloroso, è importante quindi imparare a prevenire il fallimento, studiando gli errori passati, e viverlo in modo costruttivo.
Chi ha esperienza di selezione del personale conoscere il metodo STAR (situation, task, action, result).
Questa metodologia di intervista indaga le modalità con cui si raggiunge un successo o si approccia un problema.
Se anche non siamo propensi a parlare dei nostri fallimenti è probabile che in sede di colloquio ci venga richiesto di parlarne.
Evidenziare il potenziale del fallimento può essere una strategia per approcciare questo tema.
O meglio, data la forte contestualizzazione negativa di questo termine, in fase di colloquio è più saggio parlare di esperienze negative e di come sono state vissute.
Come comunicare un'esperienza negativa?
La base per comunicare in modo efficace un errore è capirne la causa.
Cosa ho sbagliato?
Cosa ho imparato dal mio errore?
Come ho superato il momento di difficoltà?
Sbagliare mi ha permesso di comprendere cosa mi appassiona?
E’ il valore dell’esperienza che dobbiamo far emergere durante un colloquio, spiegare come abbiamo reagito di fronte alla difficoltà e in che modo questa ci ha arricchito.
Cosa dice di me un fallimento?
Potremmo chiederci perché possa essere interessante per un recruiter indagare come abbiamo vissuto i nostri errori.
In prima battuta una domanda scomoda evidenzia la capacità di gestire lo stress. Ma, nello specifico, il parlare (o il non voler parlare) dei propri fallimenti mostra molti elementi della personalità dell’intervistato.
Per citare alcuni elementi, può emergere il mindset – fisso o dinamico – il livello di autostima, lo stile di approccio alle sfide e al conseguente esito, il profilo decisionale e il peso dato al giudizio altrui.
Quest’ultimo punto è molto legato al tema del fallimento, spesso il vissuto negativo associato a questo concetto è legato alla paura dell’opinione degli altri.
Consapevolmente o meno lottiamo senza sosta per soddisfare il mito del successo quotidianamente incensato su tutte le tipologie di media. Questo non fa che accrescere la paura di fallire e lo scoraggiamento che ne deriva.
La serendipità è la capacità di rilevare e interpretare un fenomeno identificato casualmente durante ricerche in un ambito differente d’indagine. Si sviluppa quindi a partire da errori non intenzionali.
Questo concetto potrebbe farci riflettere sulla natura del successo e su come anche questo potrebbe avere un margine di ridimensionamento.
Ridimensionare non vuol dire di certo sminuire. Anche in una scoperta “casuale” è necessaria una solida competenza, un notevole spirito di osservazione e la capacità di cogliere le opportunità e sistematizzare l’inaspettato.
In medio stat virtus: sono dannose tanto la retorica eccesiva del fallimento quanto il mito incontrastato del “self-made man” di successo.
Ridimensioniamo gli errori, facciamo in modo che non siano un punto di ancoraggio, ma un’occasione di imparare come raggiungere il successo in modo “sano”.
Tutti sbagliano, ecco perché non ha senso fare dell’errore un taboo.
Allo stesso modo non è funzionale, sul lavoro, trasformare la paura del fallimento in immobilismo.
Le aziende hanno la necessità, per innovare e migliorarsi, di promuovere una cultura che permetta di sperimentare e “osare”.
Nei limiti della ragionevolezza l’errore può essere messo in conto, anche e soprattutto se viene vissuto come occasione strutturata di apprendimento.